La Nuova Ecologia  
   
Degli articoli realizzati per "La Nuova Ecologia" (testo+foto) riporto di seguito le pagine di apertura e alcuni brani iniziali. Chi fosse interessato a qualche servizio completo puņ scrivere a: apolitano@artsrl.it  
   
 
Orizzonti di ghiaccio, Antartide
Interviste a W.Bonatti e R.Messner
La culla delle tartarughe, Costa Rica
Rapa Nui il film è finito, Is. Pasqua
La prigione incantata, Myanmar
Aspettando la luna, India
Il segreto delle Seychelles, La Digue

Anime di legno, Indonesia

Nativi americani, Stati Uniti
Ghiacciai Trentino, Italia
Parco Aspromonte, Italia
 



Orizzonti di ghiaccio
Antartide

Ushuaia. La nave lascia la città nella sera illuminata dal sole alto dell'estate australe. Diretta verso sud, l'estremo sud del mondo. Nella notte sfila accanto a Capo Hom e al suo mito, abbandona la Terra del Fuoco e affronta lo stretto di Drake, promessa di burrasche leggendarie all'incrocio di Atlantico e Pacifico. In realtà, i temuti "sessanta sibilanti" di latitudine sud regalano due giorni di onde gonfie ma non roboanti, tra cui naviga sicura l'Explorer, veterana di infinite spedizioni nei mari freddi del sud del pianeta, con il suo carico di cento turisti. Ai quali, superati i mille chilometri del Drake, verrà comunque consegnato il distintivo - molto americano, poco meritato - di membri del club dei sopravvissuti a Capo Hom. A bordo il tempo scorre tra passeggiate sui ponti a scrutare il mare, riunioni preparatorie delle escursioni in acqua e a terra, conferenze di esperti, il buffet del ristorante e il letto in cabina. Al terzo giorno, finalmente, si avvistano i primi biancori di iceberg piatti all'orizzonte; e poi, i profili grigiastri di isole sempre più vicine. Raggiunte le prime terre, l'Explorer rallenta la corsa e avanza placidamente, attraverso canali e baie, con l'acqua che pian piano si riempie di ghiaccio, tra giardini di iceberg, gole anguste, guglie dolomitiche, il pack che limita le acque navigabili da aggirare di continuo. Ogni tanto si getta l'ancora, per consentire ad una decina di possenti gommoni zodiac di scendere in acqua e portar in giro, ciascuno, piccoli gruppi di 8-10 persone fasciate in enormi parka impermeabili rossi. A terra, nel dominio assoluto del bianco, sembrano esseri un po' alieni che si accostano a smisurate colonie di foche e pinguini, si arrampicano per osservare nidi remoti di albatros o vagano tra resti di antiche stazioni baleniere. È l'Antartide, l'ultima grande wilderness sulla Terra. 14 milioni di chilometri quadrati, una volta e mezzo l'Europa, ricoperti per il 98 per cento da una calotta di ghiaccio con uno spessore medio di 2000 metri e punte di oltre quattromila. Il più freddo, il più ventoso, il più secco, il più alto, il più desertico, il più inospitale, il più remoto, il meno abitato ed esplorato di tutti i continenti. Se per chi si occupa di Antartide è diventato quasi un cliché elencare le caratteristiche che ne fanno un luogo unico al mondo, soltanto quando navighi realmente tra i suoi ghiacci, ne calpesti la terra e ti esponi ai suoi venti, hai il senso compiuto della sua effettiva straordinarietà ...

 

 

Rapa Nui il film è finito
Isola di Pasqua, Cile

A volte il cinema, tra le più potenti macchine produttrici di miti di oggi, ha il merito di spostare l'attenzione su alcuni luoghi destinati per i più a restare nell'ombra o imbalsamati nelle glorie del proprio passato. È il caso del film "Rapa Nui", che in questi mesi ha riportato alla ribalta uno dei luoghi più particolari del mondo: l'Isola di Pasqua, Rapa Nui in lingua polinesiana, la "grande roccia". Situata nel mezzo della più vasta distesa d'acqua del pianeta, il Pacifico, a grande distanza da ogni altra terra abitata [Tahiti è a 4000 km, Pitcairn a 2000 km e il Cile, paese a cui l'isola appartiene, a 3700 km] Pasqua è stata giustamente definita "la isla mas isla del mundo", l'isola più isola che ci sia. Fino ad oggi Pasqua è stata il suo passato, identificata completamente con il mito delle grandiose testimonianze di una civilizzazione antica, sviluppatasi per circa quattordici secoli [dal IV al XVIII secolo d.C.] senza contatti accertati con l'esterno, ma in grado di elaborare tecniche sofisticate per la costruzione e il trasporto delle gigantesche statue di pietra vulcanica, i moai, divenute nel tempo il simbolo inconfondibile di questa terra remota. Anche il film si riferisce al passato, raccontando, in maniera molto romanzata, le vicende di tre secoli fa, qualche decennio prima della "scoperta" europea avvenuta nel giorno di Pasqua del lontano 1722. Ma l'isola, con la sua piccola comunità di tremila abitanti, ha anche un presente; e le riprese del film hanno di certo rappresentato l'evento più importante di questi ultimi anni. Prescelta come set naturale del film. Pasqua ha infatti vissuto per sei mesi al ritmo della troupe ...

 

 

Aspettando la luna
Rajasthan, India

La notte chiara è scesa sulla città sacra. La luna splende oltre la Montagna del Serpente che si eleva sulla vallata dove sorge Puskar con il suo lago. È notte di plenilunio, la prima dopo la fine della stagione dei monsoni e del raccolto, momento di passaggio e di festa da celebrare. Migliaia di persone - arrivate dalle pianure e dagli altipiani, dal deserto e dalle città attorno - scivolano lungo le strade strette, qualche ora prima dell'alba, nel buio, in silenzio. Incanalate da rudimentali palizzate di legno, schiere di pellegrini, mercanti, nomadi e mistici sciamano composte verso il lago sacro, parlottando a bassa voce e salmodiando qualche rituale, tra fruscii di vesti e passi, i visi delle donne coperti dai veli, le teste degli uomini fasciate nei turbanti. Man mano che si procede, il brusio e la ressa aumentano di intensità, anche perché dalle stradine laterali altra gente confluisce nel fiume di pellegrini. Si affacciano i primi negozianti, si danno da fare i venditori di offerte votive, si levano strazianti le richieste dei mendicanti, storpi e dipinti di bianco, che affollano il cammino. È complicato camminare, ma più difficile sarebbe fermarsi, perché si è ormai parte di un corpo unico che si sposta compatto attraverso il dedalo di vie della città vecchia e che infine giunge, in un montare di eccitazione e aspettativa, ai ghat, i gradini che portano alle acque sacre del lago. Lì, la visuale si apre di colpo. Non più facciate di case a far da orizzonte, ma basse e rotonde montagne che degradano dolcemente verso valle; e sotto di esse le rive del piccolo lago circolare dal diametro di qualche centinaio di metri, affollate da una moltitudine immensa di pellegrini. Un candore inaspettato per questa ora della notte domina il paesaggio, complici il plenilunio e il bianco vivacissimo di ghat, palazzi e templi che fanno da corona allo specchio d'acqua ...

 

 

Anime di legno
Sulawesi, Indonesia

Visti così, sparsi per terra, smembrati, una gamba attaccata al suo busto distesa sul cemento, una testa dai lunghi capelli appoggiata sull'erba più in là, perdono gran parte della loro sacralità; proprio loro che, una volta concluso il complesso rituale della sepoltura, rappresentano il simbolo più potente del rapporto che lega i vivi al mondo dei morti. In compenso, acquistano in umanità, sembrano potere comunicare, voler rivolgersi a chi li osserva, per svelare o chiedere qualcosa. Scrutano dritti davanti a sé, con quei loro sguardi fissi e severi e allo stesso tempo luminosi per i colori vivaci degli occhi e della pelle. Affermano la loro presenza con tranquillità; appaio-no stoici, come se avessero fatto il viaggio nei territori dell'aldilà e fossero tornati temprati, consapevoli di quel che è e deve essere, semplicemente. Sembrano pacificati, e anche così, per terra, sotto la lieve pioggia che comincia a scendere, conservano comunque la loro dignità. "Li portano qui quando il tempo inizia a intaccarne il corpo, soprattutto dopo un paio di abbondanti stagioni delle piogge. Anche gli spiriti che vegliano sul mondo hanno bisogno di tanto in tanto di qualcuno che si prenda cura di loro; noi siamo pagati per farlo, ma lo facciamo con piacere, con la stessa devozione dei figli per i vecchi genitori malati", racconta Hamid, masticando lentamente foglie di betel che gli colora bocca e denti di rosso vermiglio ...

 

 

Attrazione glaciale
Trentino, Italia

Sul finire degli anni Sessanta il presidente di una repubblica dell'Africa sub-sahariana, in visita in Italia, venne portato a fare un giro sulle Alpi. Giunto nei pressi dell'abbondante cascata d'acqua che scaturiva dalla bocca di un ghiacciaio rimase così colpito da soffermarvisi a lungo, quasi in contemplazione davanti a quel fenomeno per lui inusuale. Di fronte alle insistenze del cerimoniale spiegò che avrebbe desiderato restare fino a che la massa d'acqua avesse cessato di cadere, immaginando, lui vissuto da sempre in un paese afflitto dalla siccità, che questo sarebbe accaduto nel giro di qualche minuto. Gli venne fatto gentilmente presente che l'acqua precipitava da quel ghiacciaio da migliala di anni e che probabilmente avrebbe continuato a farlo ancora per lo stesso tempo. Il presidente africano non era abituato ai ghiacciai. E ancora oggi, se si escludono gli addetti ai lavori, i ghiacciai - la loro vita, il funzionamento, l'importanza - risultano pressocchè sconosciuti ai più. Eppure, un tempo erano tra i giganteschi signori del pianeta e si estendevano su di un terzo delle terre emerse: all'incirca 50 milioni di kmq, cinque volte la superficie dell'Europa. Buona parte del territorio su cui viviamo reca evidenti i segni della potente azione: si pensi, solo per quel che riguarda l'Italia, alla conformazione di origine tipicamente glaciale della Pianura Padana e dell'arco alpino ...

Testimonial in cima all'Everest
Alpinismo / Esplorazione (foto AA. VV.)

Da pochi giorni è in libreria l'ultimo volume di Walter Bonatti, "Montagne di una vita" (Baldini & Castoldi). L'autore, figura mitica dell'alpinismo internazionale, ripercorre le tappe più significative della sua vita di scalatore: il Grand Capucin (1951), la spedizione italiana sul K2 (1954), le solitarie al Dru (1955) e al Cervino (1965), la Patagonia (1986) ... ... ... Sui temi sollevati da Walter Bonatti abbiamo interpellato Reinhold
Messner. L'abbiamo trovato ancora in fase di recupero dopo l'incidente di quest'estate che l'ha obbligato a rimandare al '97 la traversata del Polo Nord .
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La culla delle tartarughe
Costa Rica

Il primo segno di presenza, dopo ore di ricerca, è la traccia fresca e profonda del suo passaggio sulla sabbia. Gli occhi, abituati all'oscurità, della notte senza luna, ne seguono i contorni netti che dal mare puntano verso terra e portano al suo rifugio, oltre la linea dell'alta marea. Lì, sotto le mangrovie, una massa scura si dibatte silenziosamente intenta a compiere la sua funzione primaria. È tornata in queste acque per la stagione degli amori, quando maschi e femmine si danno appuntamento presso le spiagge dove verranno deposte le uova. Si è accoppiata al largo, rimanendo qualche settimana davanti alla costa per poi approdare sulla riva. Sa che quella è la sua spiaggia, il luogo dove è nata e dove, guidata da un codice di appartenza sbalorditivo, ritorna da lunghe migrazioni in mari lontani per far nascere i propri figli, che a loro volta lì torneranno, in una catena generazionale che si riproduce da milioni di anni. Delle otto specie di tartarughe marine conosciute nel mondo, sei depongono le uova sulle spiagge del Costa Rica affacciate sull'Oceano Pacifico e sul Mar del Caribe ...

 

 

La prigione incantata
Myanmar

Il battello postale scivola lungo il fiume Irrawaddy, inoltrandosi lentamente nel cuore della Birmania, in un paesaggio dominato interamente dall'acqua. Il fiume, gonfio per le pioggie portate dai monsoni, è così largo da sembrare un lago in movimento. Le sue acque si insinuano in profondità nei campi di riso della grande pianura tutta intorno, creando un complesso sistema di canali e lingue di terra, isole improvvise e villaggi galleggianti. In lontananza, oltre le rive dilatate dell'Irrawaddy, tra il verde intenso della vegetazione, compaiono qua e là macchie bianche e candide insieme a qualche riflesso d'oro: sono le pagode e i templi che si ergono sulle colline e sui promontori delle coste.
L'arrivo del ferry è l'evento principale nella vita quotidiana degli abitanti dei villaggi posti lungo il fiume. Ad ogni fermata si ripete il rituale delle interminabili operazioni di carico e scarico di persone e merci varie: ananas, pezzi di motore, sacchi di farina, mobili, biciclette...

 

 

Il segreto delle Seychelles
La Digue, Oceano Indiano

Nel cuore equatoriale dell'Oceano Indiano, a metà strada tra Madagascar e Maldive, c'è una piccola isola, lunga cinque chilometri e larga tre, che è riuscita a preservare una porzione della propria autenticità. Si chiama La Digue e appartiene all'arcipelago centrale delle Seychelle - destinazione mitica dell'immaginario vacanziero dei nostri giorni - ma l'atmosfera che vi si respira ha poco a che fare con quella delle isole più conosciute e frequentate, come Mahè e Praslin, mete lussuose e superbe di un turismo di élite da dépliant. Tra la costellazione di isole che fanno parte delle Seychelles (più di un centinaio, di cui una trentina, uniche al mondo, di origine granitica e il resto di tipo corallino), La Digue non è certamente la più straordinaria. Vi sono altre isole che presentano, sotto diversi aspetti, attrattive uniche. Come Aldabra, ad esempio, il più grande atollo corallino del mondo, disabitata riserva integrale che, oltre a infinite specie di uccelli e pesci tropicali, ospita la maggiore colonia esistente di tartarughe terrestri giganti ...

 

 

Cinque secoli di conflitti
Nativi americani, Stati Uniti

È lunga cinque secoli la storia dei rapporti tra i Nativi d'America - gli indiani "pellerossa" - e i wasichu, i colonizzatori bianchi venuti da est. Film e fumetti ne hanno raccontato l'epopea della fase decisiva e più cruenta, la conquista del West del XIX secolo, dandone però rappresentazioni parziali e discutibili che solo in anni recenti si sono fatte più aderenti alla verità degli avvenimenti. Quella conquista si è di certo conclusa e i Nativi sono stati sconfìtti. Ma, anche se a loro riguardo si parla di vanishing-americans (un popolo in via di estinzione, decimato, espropriato della terra, emarginato dalla cultura dominante, assorbito nel grande calderone dell'American way of life), essi sono sopravvissuti. E il conflitto non si può dire estinto se la "questione indiana" continua a ripresentarsi periodicamente con i suoi problemi irrisolti. Essa ha vissuto fasi alterne, seguendo le variazioni della politica del governo federale statunitense, fluttuante tra l'attenzione e il rispetto di roosveltiana e kennedyana memoria e la negazione del "problema" da parte delle amministrazioni repubblicane, da Eisenhower a Reagan e Bush ...

 

 

Un parco antimafia
Aspromonte, Italia

Nei prossimi mesi la famiglia dei parchi italiani potrebbe vedere una nuova nascita. Sembra ormai prossima, infatti, l'istituzione di un parco nazionale nella zona più meridionale della nostra penisola, in Aspromonte. Con la creazione di questa nuova area protetta, che va ad aggiungersi a quelle del Pollino, delle
Calabrie e della Sila, la Calabria diventerà, almeno sulla carta, una delle regioni a più elevata percentuale di territorio tutelato, capovolgendo per una volta l'immagine di Cenerentola abituale delle graduatorie nazionali. Con il parco dell'Aspromonte, la vita dell'intera zona si potrebbe modificare progressivamente e la stessa identità dei luoghi mutare significativamente. Oggi, l'Aspromonte è una montagna dall'immagine controversa. Conosciuta, anzi famosa, per fenomeni che in fondo hanno poco a che fare con il suo ambiente naturale: sequestri di persona, latitanti, 'ndrangheta. Sconosciuta quasi del tutto, invece, nella sua effettiva dimensione naturale, oltre che storica e culturale. Eppure l'Aspromonte è considerato dagli addetti ai lavori "uno degli ultimi paradisi naturali della penisola",
per la suggestione e la peculiarità delle sue forme e dei suoi paesaggi: l'accidentato succedersi di monti, contrafforti e valli; il solenne snodarsi verso il mare delle grandi fiumare, completamente in secca d'estate, torrentizie quando piove; l'imponenza delle gigantesche terrazze dei Piani; la felice prossimità di cime di quasi 2000 metri ai due mari che lo circondano ...